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Biografia

Alle soglie di un bellissimo mondo, così buio, così vasto, così teneramente sacro.

Una (provvisoria) autobiografia

Sono nato a Campione d’Italia, nella casa materna di via Bono, il 21 febbraio 1935. La scuola, l’assenza del padre e la madre in una precaria situazione economica, tutta da sostenere. Poi la guerra, anche se a Campione, fortunatamente, la vicina Svizzera tese una mano. Nel ’46 le nascenti Scuole maggiori, quindi la terza tecnica all’Istituto Elvetico di Lugano.

I primi colori ad olio sono del ’47, e la bella mostra dell’Ottocento Italiano, visitata con lo zio a Villa Ciani, mi suggerì l’acquisto di due spatolette. Piccoli cartoni o assicelle: fiori, case ed una vecchia Bissone, dove mi recai parecchie volte in bicicletta per controllare le tinte. Volentieri sostavo accanto al buon Cappatti, mentre dipingeva quegli scorci a lui tanto cari, di un paese non ancora violato.

Rinunciando a proseguire gli studi, entrai nelle Ceramiche Campionesi, apprendista-decoratore, busta paga 40 centesimi l’ora. Capo reparto il Maestro Gino Mocellin, cui debbo le prime ed uniche lezioni di disegno: tratteggio, chiaro e scuro, particolari degli oggetti casalinghi, le nervature delle foglie. Compiti veri e propri, seguiti dalle sue osservazioni. Ma in fabbrica il lavoro è monotono e ben presto mi accorgo di essere un’unità produttiva e a basso costo. Dopo due anni quindi la grande decisione: all’inizio del secondo trimestre torno all’Istituto Elvetico per il biennio commerciale. Qui, grazie alle incessanti cure del Prof. Stefano Colombo, ed al mio rivalso impegno, terminai gli studi con particolare predilezione per la lingua italiana. Faranno seguito, nel tempo, diversi accenni lirici.

Infine le cose andarono per il meglio, ed il 21 febbraio 1956 assumo l’occupazione nel ramo Giochi del Casinò Municipale.Il rapido miglioramento economico permise un giusto recupero di quei sogni possibili che la gioventù stava chiedendo. Nel ’59 io e mia madre lasciamo la vecchia casa: l’appartamento affittato è nuovo, con tutte le comodità. Il salotto farà da studio, dopo il lavoro, nelle tranquille ore notturne. E’ un periodo rivolto prevalentemente al paesaggio, con numerose annotazioni dal vero.

Purtroppo, gran parte dell’Arte Moderna abitava ancora in alto mare. Una specie di terra sconosciuta, misteriosa e affascinante, di cui ne percepivo solo la segreta esistenza.

Enrico Fenogli

A questi pensieri maturò l’idea che, in un tentativo d’uscita, nel 1963 diede la spinta alla povera barca delle mie cognizioni. Riprendo il paesaggio quasi daccapo. Molti disegni, inchiostri, oli su carta o su cartone a fondo scuro da me stesso preparati. Nel ’64 ottengo il Premio alla ‘Terza triennale del pittore dilettante’, e l’anno successivo, sempre a Lugano, prima personale. Continuo, alternando periodi fortemente produttivi, a lunghi intervalli, ripensamenti, letture. Dai primi accenni sull’uomo, alla ‘serie nera’ del ’68, ai ‘processi di individuazione’ con l’inserimento della figura nel paesaggio, ai disegni grafici ed alle ‘tavole’ del ’72.

Il richiamo verso nuovi colori apre una ricerca di accostamenti, ove tinte più calde seguono al graduale abbandono degli azzurri. Nel ’73 pubblico ‘Poiane’ (17 brevi liriche e 5 illustrazioni al testo). Dicembre mi porta il Primo Premio al concorso di pittura ‘La Madonnetta’ di Lugano con un quadro del ’67. Torno alle tele, ed è quasi un saluto al paesaggio la produzione del ’74. In effetti, da allora si susseguono “geometrie”, “figurine”, “astrazioni”, sia come disegni che olii. Oggi, a conclusione provvisoria di questa biografia, resta uno sguardo alle molteplici opere eseguite, ed un conseguente interrogativo sulla “riservatezza” che ho sino ad ora loro attribuita: opere che segnano, attraverso i più svariati periodi, quel mio contesto creativo in continua evoluzione.

Enrico Fenogli